id: 4327
Autore: Settembrini Luigi,
Prezzo: 50.00
Editore: Società Commerciale,
Anno di pubblicazione: 1909
Luogo di pubblicazione: Napoli,
Descrizione: In 8°; XII, 386, (2) pp. e una c. du tav. fuori testo. Legatura coeva in mezza tela con piatti foderati con carta marmorizzata. Prima edizione di questa raccolta di scritti del grande letterato e patriota italiano, originario di Napoli, Luigi Settembrini. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Tra il 1847 e il 1848 intervenne attivamente con i suoi scritti nel dibattito politico scrivendo il suo più famoso pamphlet, ispirato ai fatti di Romagna di Massimo d’Azeglio Protesta del popolo delle due Sicilie; pur essendo pubblicato in forma anonima, lo costrinse, a causa dei sospetti suscitati, a rifugiarsi a Malta. Partecipò in seguito, in prima persona, al governo costituzionale come ministro della pubblica istruzione, diventando membro della Grande Società dell’Unità d’Italia. Settembrini fu uno dei principali pensatori del Risorgimento. Nel 1849, con la restaurazione borbonica fu nuovamente arrestato e portato in carcere a Montefusco (dove soggiornò con Carlo Poerio, Michele Pironti, Sigismondo Castromediano ed altri patrioti) con la condanna di morte commutata in seguito in ergastolo. Tra il 1851 e il 1859, durante gli anni di prigionia scontati sull’isola di Santo Stefano, tradusse i dialoghi di Luciano e scrisse un breve romanzo ambientato nell’antica Grecia dal titolo I neoplatonici, pubblicato postumo nel 1977, che per l’argomento erotico omosessuale contrasta con l’immagine austera che la critica ha sempre dato dello scrittore-patriota.Nel 1859 fu avviato alla deportazione negli Stati Uniti ma il figlio Raffaele riuscì a far dirottare la nave a Queenstown, in Inghilterra, liberando così Settembrini e altri 67 condannati (tra cui Poerio, Pironti, Castromediano, Silvio Spaventa, Emilio Maffei, Nicola Schiavoni e Salvatore Faucitano). Settembrini, a richiesta di Cavour, restò a Londra, tornando in Italia al momento dell’unificazione. Nel 1860 fu professore di letteratura italiana presso l’Università di Bologna e dal 1861 insegnò all’Università di Napoli diventandone in seguito rettore. Durante la sua attività nell’ateneo napoletano, rammaricato per il disfacimento degli istituti e dei costumi napoletani a seguito dell’Unità d’Italia, agli studenti che si lamentarono di alcuni regolamenti, egli rispose: «Colpa di Ferdinando II!». Gli studenti stupiti gli chiesero le motivazioni ed egli replicò: «Se avesse fatto impiccare me e gli altri come me, non si sarebbe venuto a questo!».
Soggetto: RISORGIMENTO NAPOLI PRIME EDIZIONI PATRIOTI