Istoria di m. Poggio Fiorentino. Tradotta di latino in volgare da Iacopo suo figliuolo. Riveduta, e corretta nuovamente per m. Francesco Serdonati, con l’aiuto d’un testo latino a penna, che è nella libreria de’ Medici. Co’ sommarij a ogni libro, e con la tavola fatta dal medesimo.

Istoria di m. Poggio Fiorentino. Tradotta di latino in volgare da Iacopo suo figliuolo. Riveduta, e corretta nuovamente per m. Francesco Serdonati, con l’aiuto d’un testo latino a penna, che è nella libreria de’ Medici. Co’ sommarij a ogni libro, e con la tavola fatta dal medesimo.

id: 5680
Autore: Bracciolini Poggio,
Prezzo: 1100.00
Editore: per Filippo Giunti,
Anno di pubblicazione: 1592
Luogo di pubblicazione: In Fiorenza,
Descrizione: In 4° (22×14,5 cm); (4), 258, (18) pp. Bella legatura settecentesca in piena pergamena rigida con titolo e anno su fascetta in pelle rossa. Dorso a 5 nervi. Tagli spruzzati. Grande ex-libris settecentesco al recto del piatto anteriore. Tre leggeri timbretti seicenteschi di appartenenza nobiliare nelle pagine interne del volume. Qualche piccola e leggera macchiolina di inchiostro al frontespizio e all’ultima carta e qualche macchiolina di foxing sparsa, ininfluenti. Un leggerissimo e piccolo alone al margine basso bianco delle prime 15 carte, ininfluente, lontano dal testo e mai fastidioso. Alcune pagine con leggerissima ed uniforme brunitura non significativa dovuta alla qualità della carta e nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Stemma xilografica al frontespizio. Bellissime iniziali animate. Finalini ornati. Prima non comune edizione nella versione corretta e riveduta da Serdonati, di questa celebre storia fiorentina scritta dal grande umanista e storico originario di Terranuova (oggi Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo), Giovanni Francesco Poggio Bracciolini, nome umanistico Poggius Florentinus, (Terranuova, 11 febbraio 1380 – Firenze, 30 ottobre 1459). “È ricordato per aver rimesso in circolazione, sottraendoli a secoli di oblio, diversi capolavori della letteratura latina; su tutti, il noto autore latino Quintiliano.”. La sua “Istoria” pubblicata per la prima volta in questa traduzione in volgare dai manoscritti originali latini, operata dal nipote di Poggio, Jacopo, venne edita per l’interessamento del grande traduttore e letterato, a lungo docente di grammatica, originario di Lamole (Firenze), Francesco Sardonati che corresse nuovamente la traduzione ed aggiunse le sue note. L’opera copre un periodo storico che va dalle origini di Firenze fino agli anni di Bracciolini con particolare attenzione al periodo che va dal 1250 al 1350. Bracciolini “È ricordato per aver rimesso in circolazione, sottraendoli a secoli di oblio, diversi capolavori della letteratura latina; su tutti, il noto autore latino Quintiliano. Nel 1403, ventitreenne, si recò a Roma con una lettera di presentazione di Salutati. Fu prima abbreviator, poi si fece strada nella cancelleria papale fino a raggiungere, circa nel 1410, la carica di secretarius domesticus, ossia segretario personale, dell’antipapa Giovanni XXIII, eletto al Concilio di Pisa. . A causa delle vicissitudini del Grande Scisma d’Occidente (1378-1417) si trovò, per la sua posizione, a viaggiare per la Germania e la Francia, soprattutto per seguire i lavori del Concilio di Costanza (1414-1418). Il Concilio ebbe un esito infausto per Poggio: Giovanni XXIII fu deposto. Retrocesso di nuovo ad abbreviator e trattato con alterigia, Poggio lasciò l’incarico. Nel 1418 si recò in Inghilterra al seguito del vescovo di Winchester, il cardinale Enrico Beaufort e vi rimase quattro anni. Nel 1423 ritornò in Italia; durante il viaggio verso Roma passò per Colonia dove riscoprì una copia la Cena Trimalchionis, excerptum dal Satyricon. A Roma fu reintegrato nel suo incarico in Curia da Papa Martino V. Fu segretario anche dei successori Eugenio IV e Niccolò V, fino al 1453. Attivissimo, lavorava come segretario papale, gestiva uno scriptorium e trovava il tempo per effettuare traduzioni (specialmente da Senofonte e da Diodoro Siculo) e scrivere dialoghi d’argomento morale. Nel 1427 Poggio comprò una casa nel paese natale, la “Valdarnina”. Successivamente vi tornò almeno una volta all’anno. Nel 1436, all’età di cinquantasei anni, si sposò con la diciottenne Vaggia Buondelmonti (nata Selvaggia di Ghino Buondelmonti), appartenente a una famiglia della nobiltà feudale fiorentina. Scrisse il dialogo An seni sit uxor ducenda per spiegare questa scelta tardiva. Vaggia gli diede sei figli: cinque maschi (Pietro Paolo, Giovanni Battista, Jacopo, Giovanni Francesco e Filippo) e una femmina (Lucrezia). Tutti i maschi intrapresero la carriera ecclesiastica, ad eccezione di Jacop
Soggetto: FIRENZE UMANESIMO STORIA LOCALE TERRANUOVA