id: 5619
Autore: Cino da Pistoia e Giosué Carducci,
Prezzo: 30.00
Editore: G. Barbera Editore,
Anno di pubblicazione: 1928
Luogo di pubblicazione: Firenze,
Descrizione: In 12° (10×6,5 cm); due tomi: XCIV, 272 pp. e una c. di tav. fuori testa con ritratto di Cino da Pistoia e (4), 273-624 pp. Belle legature editoriali coeve con titolo su fascetta rossa e fregi in oro al dorso. Ai piatti anteriori bella marca tipografica Barbera impressa in oro con motto “Non Bramo Alter Esca, MDCCCLIV”. Tagli rossi. Celebre edizione delle opere del celebre poeta e giurista pistoiese Cino da Pistoia, altrimenti trascritto come Guittoncino di ser Francesco dei Sigisbuldi (Pistoia, 1270 – Pistoia, 1336) che patteggiò prima per la parte ghibellina e poi per la parte guelfa. “La sua famiglia, i Sighibuldi, lo mandò a Bologna per studiare Diritto e per formarsi dal punto di vista letterario. Si parla inoltre – a partire da una tesi di von Savigny – di un suo soggiorno di due anni in Francia, a Orléans (sede di una delle principali scuole di Diritto transalpine) dove sarebbe stato allievo di Pierre de Belleperche; circostanza che non risulta del tutto certa, specie alla luce del fatto che l’incontro fra Cino da Pistoia e Pierre de Belleperche sarebbe avvenuto a Bologna nel 1300, in occasione di alcune lezioni che il celebre giurista francese avrebbe tenuto presso l’Alma Mater durante la sua tappa bolognese del pellegrinaggio verso Roma, dove si stava tenendo il I Giubileo. Di tale incontro dà notizia Cino stesso in un passo del Commentario (7.47, de sententiis quae pro eo, n.6). Amico di Dante Alighieri, nel 1302 fu costretto a lasciare Pistoia a causa della sua appartenenza alla parte ghibellina. Vi fece ritorno tre anni dopo grazie all’intervento di Moroello Malaspina, la cui famiglia proteggeva anche Dante esiliato presso i feudi della Lunigiana; una volta rientrato lavorò come giudice. Si unì al seguito dell’Imperatore Arrigo VII, aderendo al suo programma di restaurazione del potere imperiale in Italia, e nell’ambito di tale progetto collaborò – in qualità di assessore – con Ludovico di Savoia, quando questi diventò senatore di Roma. A seguito della morte di Arrigo VII, avvenuta nell’agosto del 1313 a Buonconvento, si sarebbe ritirato momentaneamente dalla vita politica dedicandosi agli studi e redigendo il suo celebre Commentario al Codex e al Digesto giustinianei. Avrebbe successivamente mutato radicalmente il suo pensiero politico, diventando un fedele guelfo, probabilmente per via di vari incarichi pubblici affidatigli da città guelfe. Dal 1321 al 1333 insegnò diritto in diverse università italiane, tra cui Siena, Perugia – sede nella quale si sarebbe trattenuto più a lungo, e dove avrebbe incontrato il più celebre fra i suoi allievi, Bartolo da Sassoferrato – e Napoli, città, quest’ultima, nella quale conobbe Giovanni Boccaccio. All’attività di giurista affiancò sempre quella di poeta stilnovista: compose un ampio numero di Rime, per le quali ebbero parole di apprezzamento sia Dante sia Petrarca e che, secondo Gianfranco Contini, ebbero un ruolo di mediazione “fra lo stilnovismo fiorentino, o si dica l’ideale melodico o di ‘unione’ che fu quello di Dante [.], e il melodismo supremo dell’altro suo più giovane amico, il Petrarca”. Secondo Francesco de Sanctis Cirno da Pistoia fu maestro del Petrarca non solo nell’efficacia musicale del verso, ma anche per la compiutezza espressiva del volgare”. Ottimo esemplare in bella legatura.
Soggetto: UMANESIMO CARDUCCIANA PISTOIA STILNOVO POESIA