Dell’istoria civile del Regno di Napoli libri XL scritti da Pietro Giannone giureconsulto, ed avvocato napoletano. In cui contiensi la Politica del Regno fatto Austriaci. Tomo I – II – III – IV

Dell’istoria civile del Regno di Napoli libri XL scritti da Pietro Giannone giureconsulto, ed avvocato napoletano. In cui contiensi la Politica del Regno fatto Austriaci. Tomo I – II – III – IV

id: 5423
Autore: Giannone Pietro,
Prezzo: 2200.00
Editore: per lo stampatore Niccolo Naso,
Anno di pubblicazione: 1723
Luogo di pubblicazione: In Napoli,
Descrizione: In 4° grande (25×19 cm); (24), 534, (2) pp. e un ritratto di Carlo VI a piena pagina fuori testo, (8), 575, (1) pp., (8), 566 pp., (8), 502, (42) pp. Belle legature coeve in piena pergamena con numero del volume e titolo chiosati a mano ai dorsi. Qualche pagina leggermente ed uniformemente brunita, mai in modo intenso o fastidioso, come tipico di tutti gli esemplari conosciuti a causa della qualità della carta utilizzata. Un piccolo tarletto anticamente restaurato al margine esterno delle prime 5 carte, praticamente invisibile. Antica firma di appartenenza privata alla prima carta bianca “Ex Libri Januavi Villanova” e della stessa mano numerose note storiche settecentesche al margine esterno bianco delle prime 50 pagine del primo volume. Esemplare nel complesso in ottime condizioni di conservazione e che unico fra quelli descritti presenta la tavola con il ritratto di “Carlo VI Il Grande” colui presso il quale Giannone si nascose quando le sue opere vennero messe all’Indice. Prima assai rara edizione (anche perché l’opera venne da subito inserita nell’Indice dei Libri Proibiti) di questa celeberrima opera del grande filosofo illuminista, storico e giurista nato a Ischitella (Foggia) nel 1676 e morto a Torino nel 1748, Pietro Giannone. “Dell’Istoria Civile” pubblicata nel 1723 in quattro volumi, ebbe da subito enorme fortuna anche all’estero (Inghilterra, Francia e Germania), dove fu tradotta e studiata, mentre la Chiesa ne avversò le tesi ponendola nell’Indice dei libri proibiti e comminando al filosofo una scomunica, in seguito alla quale Giannone riparò all’estero. I temi trattati nell’opera, sviluppati intorno a precisi riferimenti giuridici, forniscono una lucida descrizione della situazione morale del Regno di Napoli, attribuendo le cause della situazione all’influenza negativa della Curia romana. Il Giannone auspicava con quest’opera, tra l’altro, “il rischiaramento delle nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi”. Le sue opere furono tra le più plagiate del settecento come disse anche lo stesso Manzoni nel capitolo settimo della “Storia della Colonna Infame”. Giannone, discendente da una famiglia di avvocati (anche se il padre era uno speziale), a diciotto anni lasciò il paese natale Ischitella, nei pressi di Foggia, per intraprendere gli studi di giurisprudenza a Napoli. Nella città partenopea conseguì la laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a Giambattista Vico e apprezzando le idee di Cartesio e Nicolas Malebranche. Fu praticante presso Gaetano Argento, che disponeva di una vasta biblioteca, la frequentazione della quale fu essenziale per la sua formazione. I suoi interessi non si limitarono soltanto al diritto ed alla filosofia, appassionandosi anche agli studi storici e dedicandosi per ben vent’anni alla stesura della sua opera storica più conosciuta Dell’istoria civile del regno di Napoli, che gli causò tuttavia numerosi problemi con la Chiesa per il suo contenuto. Costretto a riparare a Vienna presso la corte asburgica, ottenne protezione e sovvenzioni dall’imperatore Carlo VI, il che gli permise di proseguire indisturbato i suoi studi filosofici e storici. Il suo tentativo di rientrare in patria fu ostacolato dalla Chiesa, nonostante i buoni uffici dell’arcivescovo di Napoli recatosi a Vienna per convincerlo a tornare a Napoli, e fu costretto a trasferirsi a Venezia dove, fu molto apprezzato dall’ambiente culturale della città, rifiutò sia la cattedra alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Padova, sia un posto di consulente giuridico presso la Serenissima. Nel 1735 il governo della Repubblica lo espulse, dopo averlo sottoposto a stretti controlli spionistici, per questioni inerenti alle sue idee sul diritto marittimo e nonostante la sua autodifesa con il trattato Lettera intorno al dominio del Mare Adriatico. Dopo aver vagato per l’Italia (fu a Ferrara, Modena, Milano e Torino), giunse a Ginevra, patria del calvinismo, dove compose un altro lavoro dal forte sapore
Soggetto: REGNO DI NAPOLI SICILIA DIRITTO ILLUMINISMO RARITÀ