Historia del patriarcha S. Giouangualberto primo abbate & institutore del Monastico Ordine di Vallombrosa, Scritta Da D. Diego de Franchi Abbate di Ripoli del Medesimo Ordine.

Historia del patriarcha S. Giouangualberto primo abbate & institutore del Monastico Ordine di Vallombrosa, Scritta Da D. Diego de Franchi Abbate di Ripoli del Medesimo Ordine.

id: 5436
Autore: DE FRANCHI Diego,
Prezzo: 1200.00
Editore: appresso Gio. Batista Landini,
Anno di pubblicazione: 1640
Luogo di pubblicazione: In Fiorenza,
Descrizione: In 4° (21,7×16,5 cm); (28), una tav. a piena pagina con il ritratto del Santo con al piede il motto “Uper Aspidem Et Basiliscum Ambulabis”, 527, (17), ( b.) pp. Bella legatura coeva in piena pergamena molle con titolo chiosato da mano coeva al dorso. Antico ex-libris con stemma nobiliare al margine basso bianco dell’antiporta. Con 5 (compreso frontespizio animato) magnifiche tavole incise a piena pagina dal grande Stefano della Bella. Qualche minima macchiolina di foxing, ininfluenti e nel complesso esemplare genuino ed in ottime condizioni di conservazione. Prima ed unica assai rara edizione stampata a Firenze dal celebre stampatore Landini, di questa agiografia del grande Santo originario di Villa di Poggio Petroio (oggi Tavarnelle Val di Pesa) e fondatore della Congregazione Vallombrosana, Giovanni Gualberto. San Giovanni Gualberto (Villa di Poggio Petroio, 995 – Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, 12 luglio 1073) fu un monaco italiano, fondatore della Congregazione vallombrosana. Giovanni, figlio di Gualberto, nacque probabilmente a Firenze o secondo altre fonti nel castello oggi villa di Poggio Petroio, in val di Pesa, intorno all’anno mille dalla nobile famiglia dei Visdomini o, secondo altre fonti, da quella dei Buondelmonti. Suo fratello Ugo venne assassinato e secondo i costumi del tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne la morte con l’uccisione del rivale. La vendetta si doveva consumare fuori porta San Miniato a Firenze, ma secondo la leggenda agiografica, il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà. Giovanni gettò la spada e concesse il perdono. A quel punto Giovanni, secondo la tradizione, andò nel monastero di San Miniato in preghiera e il crocifisso lì presente avrebbe fatto segno, con il capo, di approvazione. Dopodiché Giovanni si ritirò all’interno del monastero benedettino annesso. Una volta diventato monaco il suo impegno si diresse a difendere la Chiesa dalla simonia e dal nicolaismo. Suoi primi avversari furono il suo stesso abate, Oberto, e il vescovo di Firenze, Atto, entrambi simoniaci. Non essendo incline ai compromessi e non riuscendo ad allontanarli dalla città preferì ritirarsi in solitudine. Nel 1036 dopo varie peregrinazioni insieme ad alcuni monaci giunse a Vallombrosa, conosciuta allora come Acquabella. Nonostante la solitudine però il suo ideale monastico rimaneva quello cenobitico, com’è presentato dalla Regola benedettina. A Vallombrosa la Regola fu applicata in una forma inedita, quella poi detta vallombrosana. I monaci, con la preghiera, si preparavano all’intervento diretto con gli affari di Firenze. Qui il loro antagonista era il nuovo vescovo Pietro Mezzabarba, succeduto ad Atto e simoniaco anch’egli. La vittoria dei monaci avvenne sia grazie all’appoggio del partito della riforma sia grazie alla leggenda dell’ordalia (giudizio di Dio) di Badia a Settimo. Qui il monaco Pietro avrebbe attraversato indenne il fuoco dimostrando il favore divino e per questo fu detto “Igneo”. Dopo l’approvazione papale, i vallombrosani conobbero un periodo di grande crescita. Giovanni Gualberto morì nella badia di Passignano, un monastero che aveva accettato la sua Regola. Le sue reliquie erano conservate nel monastero di San Salvi presso Firenze, ma in occasione dell’assedio furono spostate a Passignano. In quell’occasione andò praticamente distrutto il sarcofago scolpito da Benedetto da Rovezzano, i cui frammenti sono oggi conservati nel Museo del cenacolo di Andrea del Sarto. Fu canonizzato nel 1193 da papa Celestino III; nel 1951 papa Pio XII lo dichiarò patrono del Corpo forestale italiano e nel 1957 patrono dei forestali del Brasile. Prima edizione rara ed in ottime condizioni di conservazione.
Soggetto: VALLOMBROSA TAVARNELLE VAL DI PESA REGELLO